domenica 23 dicembre 2012

    AUGURI DI BUON NATALE E UN SPUMEGGIANTE 2013!!!!!!!!!!!!!!!!!

sabato 15 dicembre 2012

Vino sotto l'albero. I consigli di Enoteca Italiana



 
Nove italiani su 10 trascorreranno la vigilia e il pranzo di Natale a casa con parenti e amici e diverse sono le specialità culinarie e enologiche che propongono le tante tavole italiane. Quindi niente di meglio che presentarsi all’appuntamento con delle bottiglie da regalare ai padroni di casa o da stappare per gli ospiti. Enoteca Italiana, l’Ente nazionale vini più antico al mondo, nato a Siena nel 1933 che custodisce nella sua mostra permanente oltre 1600 etichette italiane, consiglia i vini da abbinare al pranzo di Natale, dalle grandi firme a quelli con un ottimo rapporto qualità prezzo. Per Coldiretti poi le famiglie italiane spenderanno 197 euro per cibi e vini durante le feste (+2,1%) e vince il made in Italy perché dimostra il forte rapporto con il territorio, “ha un valore economico e crea ricchezza locale”.

Salvatore de Lio, manager di Enoteca Italiana consiglia prima di tutto un brindisi perché un incontro o una cena con amici, inizia sempre con questo rito per dare il benvenuto e ad iniziare il Convivio. Cominciamo con bollicine italiane che non hanno niente da invidiare a quelle estere grazie all’ottimo rapporto qualità prezzo. Se vogliamo stappare o regalare uno Spumante “metodo classico” abbiamo l’imbarazzo della scelta prodotti in tutte le regioni. Tra i più classici troviamo Franciacorta o Trento Doc da servire a temperatura intorno a 8°/10° che sono ottimi come aperitivo o a tutto pasto. In alternativa le bollicine dell’Oltrepò Pavese a base di Pinot Nero con prezzo abbordabile. Se invece vogliamo stare sul tradizionale, troviamo i tanti spumanti “metodo Martinotti” con l’alfiere Prosecco, l’unico spumante italiano ad entrare nella top ten dei più venduti in Italia. Entrando nelle case degli italiani ogni regione propone una ricca tavola fatta di prodotti tipici e quindi anche di eccellenze diverse.

Al nord il profumo dei tortellini in brodo può essere accompagnato da un vino bianco fermo, morbido oppure da una Bonarda o un buon Lambrusco emiliano (è uno dei vini italiani più venduti al mondo). Quest’ultimo spesso bistrattato, oggi è invece molto rivalutato e anche le grandi guide iniziano ad assegnare punteggi d’eccellenza ad alcune etichette di questo vino, semplice ed immediato da riscoprire.

Con primi caratterizzati da sughi con carne o cacciagione ci si può sbizzarrire: dal Nebbiolo o Barbera piemontese, al Chianti o igt Toscani, dai siciliani Nero d’Avola e Cerasuolo Vittoria, ai pugliesi Primitivo di Manduria e Negroamaro, fino al Montepulciano d’Abruzzo (ce ne sono di ottimi al giusto prezzo): l’importante è che siano vini freschi, giovani e di gradazione media.

Sulle tavole della Sardegna per le feste sentiamo il profumo dei ravioli ripieni di patate e pecorino (sardo ovviamente) fatti a mano e chiamati Culurgiones. Provate in abbinamento i vini Nuragus di Cagliari (bianco, per i condimenti più leggeri) o Carignano del Sulcis (rosso, per condimenti con pomodoro o carni).

Se invece, come spesso accade al sud, il menu prevede pesce, allora niente di meglio che iniziare con un Vermentino (Lunigiana, Sardegna o Toscana anche se molto diversi fra loro), oppure con un Fiano di Avellino, una Falanghina campana, un Roero Arneis piemontese, un Verdicchio di Jesi oppure un vino veneto come il Soave Superiore.

Curiosando lungo lo Stivale troviamo la Toscana che per Natale propone fra le seconde portate l’arrosto di faraona, anatra, fegatelli e cacciagione. Non può che non essere associato un buon Chianti Classico Docg, oppure, se siete sulla costa, Morellino di Scansano o Bolgheri. Se invece siete in Umbria allora non può mancare sulla vostra tavola un Torgiano o Sagrantino di Montefalco.

Se invece vi trovate a mangiare degli umidi sempre di cacciagione (cinghiale, capriolo, lepre ecc.) bisogna abbinare vini ancora più strutturati e dai tannini possenti con grado alcolico capaci di ripulire il nostro palato. Allora possiamo scegliere vini invecchiati come Barolo, Brunello di Montalcino, di grande corpo come l’Amarone della Valpolicella, oppure un Vino Nobile di Montepulciano avendo cura di scegliere fra quelli più robusti. Se volete stupire i vostri commensali portate i numerosi vini monovitigno autoctoni: per i bianchi Verdeca, Bombino, Pecorino Passerina,Grillo, Izolia,Trebbiano,Traminer, mentre per i rossi Aglianico, Canaiolo, Colorino, Cannonau, Ciliegiolo,Gaglioppo, Fumin, Ruchè.

Se la tavola offre un tradizionale bollito, sia esso di carni rosse o di carni bianche, provate una Barbera vivace o il già citato Lambrusco. Brodo e bollito hanno la caratteristica di lasciare un’alta carica lipidica in bocca ma non essendo piatti così saporiti come gli umidi di cacciagione, rischiano di “sparire” con vini troppo importanti. Allora un rosso vivace può fare molto. Le bollicine favoriscono l’azione di pulizia dei tannini nella nostra bocca. Così anche vini meno strutturati riescono lo stesso a soddisfare la nostra necessità di “asciugare” il palato, conservando la piacevolezza del piatto.

Nelle tavole del Lazio non può mancare il capitone, un particolare pesce che se non si è intenditori è meglio restare ai bianchi anche se è molto grasso e saporito. Si consiglia un rosso giovane, dal gusto secco, sapido, con profumo floreale. Provate un vino non scontato come il Rossese di Dolceacqua, è prodotto nel ponente ligure e, quando è pienamente espresso, ha alcune caratteristiche visive, aromatiche e tattili che lo accostano al Pinot Nero. Non è facile da trovare.

Se volete restare nel Lazio abbinate la vostra tavola con un Circeo Rosso Doc o, se andate nel bianco, azzardate un abbinamento che vi stupirà con un Moscato di Terracina secco. I profumi vi sembreranno quasi di un passito ma in bocca scoprirete un vino asciutto e ben strutturato per essere un bianco. L’alternativa cambiando genere, regione e rinunciando ad un po’ di profumi, può essere una Vernaccia di San Gimignano il primo vino Doc a bacca bianca della storia italiana.

Scendendo in Calabria troviamo il pesce e esattamente lo stocco di Cittanova (spugnato con l’acqua dello Zomaro) con la “ghiotta” (sughetto di olio, cipolla, pomodori, olive, capperi e uvetta). Si tratta del più noto stoccafisso di antica memoria, molto usato anche in Sicilia. Tra un boccone e l’altro non può mancare un buon Cirò rosato così potete gustare un prodotto unico della terra calabra che, non dimentichiamo, in antichità era chiamata Enotria.

Un capitolo poi per i grandi vini Rosati che fanno della loro versatilità il punto di forza (può essere abbinato con tutto), non a caso lo troviamo nelle varie tipologie, Spumante, Frizzante o Tranquillo. Il suo colore va dal rosa tenue, al cerasuolo fino al chiaretto; il loro gusto poi è prevalentemente fruttato ed intenso, talvolta con note aromatiche, hanno una buona acidità e una corposità lieve.

Naturalmente si consiglia una temperatura leggermente alta, sui 12/14 gradi. Se ne trovano di tutti i gusti e per tutte le tasche ed è bene ricordare che la Puglia ne ha tanti, come l’unica doc Rosato d’Italia, Castel del Monte. Gli altri rosati sono prodotti con vari vitigni: Negroamaro, Uva di Troia, Montepulciano, Pinot Nero, Raboso, Sangiovese e Aglianico.

Se invece sulla tavola trovate piatti a base di crostacei, magari bolliti, ci vuole senz’altro un Traminer aromatico dell’Alto Adige meglio noto come Gewürztraminer. La sua colorazione può spaziare dal giallo paglierino fino a raggiungere il timbro cromatico dell’ottone e il suo profumo raccoglie ricordi di rose e di lavanda. E’ un vino pieno di sostanza, opulento e quasi pomposo nella sua costituzione, ampio al palato ed è contraddistinto da un retrogusto aromatico.

Per i pesci di carne bianca cotti al sale o alla griglia, invece, bisogna provare i vini di un’altra regione dai grandi bianchi: il Friuli Venezia Giulia, come un Friulano del Collio o una Ribolla Gialla. Cambiando genere ma rimanendo tra i bianchi andate in Sicilia per scegliere un Grillo, un Catarratto o l’Inzolia oppure in Campania per una Falanghina, un Fiano di Avellino o il celebre Greco di Tufo.

Per il dessert non c’è che l’imbarazzo della scelta
Se scegliete i dolci classici del nord, dal pandoro veneto al panettone milanese, non abbiate timore di portare un Asti spumante o il più delicato e aromatico Moscato d’Asti. Scoprirete un prodotto piacevole e che, forse non tutti lo sanno, rappresenta una delle voci più importanti delle nostre esportazioni. In alternativa vi è un vino meno conosciuto come il Moscadello di Montalcino che, anche se è poco noto, rappresentava la produzione di punta del famoso paese della provincia di Siena oggi famoso per il Brunello, arrivato però solo alla fine dell’Ottocento.

Restando a Siena per i tradizionali dolci come il Panforte e i Ricciarelli è d’obbligo un autentico Vin Santo toscano. La sua maturazione nei tradizionali caratelli gli conferisce una caratteristica punta di acidità che può anche non piacere ma che lo contraddistingue da tutti gli altri passiti. Da provare in alternativa anche il Marsala siciliano o la Vernaccia liquorosa sarda.

Per le torte classiche con la crema sono ottimi il Moscato di Pantelleria e di Noto, la Malvasia delle Lipari o lo Sciacchetrà delle Cinque Terre. Per le torte al cacao abbinateci il Veneto Recioto della Valpolicella oppure il Picolit friulano (superbo anche in abbinamento alla pasticceria secca).

Per gli amanti del cioccolato da non perdere il Barolo chinato abbinato ad un fondente ricco di cacao (70 per cento) oppure l’Aleatico o il Refrontolo passito.Un’idea dolce ed originale per un regalo, in alternativa alle bottiglie, può essere un bel pacchetto di enodelizie con ottimi vini in abbinamento. Enoteca Italiana li sta confezionando ora e si possono anche richiedere in rete (www.enotecawineshop.it).

Enoteca Italiana conclude con alcune raccomandazioni per i meno esperti:
  1. Se non vi orientate tanto nella selva di etichette che per fortuna la nostra penisola offre, chiedete un consiglio alla vostra enoteca di fiducia. Spenderete qualcosa in più rispetto al supermercato ma avrete una guida sicura per scegliere la bottiglia giusta. Poi sarà ancora più divertente scegliere da soli il vino negli scaffali della grande distribuzione e, dopo averli selezionati, chiedete informazioni al sommelier di turno.
  2. Se avete in casa qualche bella bottiglia non lasciatela invecchiare troppo, non c’è bisogno della grande occasione per degustare del buon vino. Anzi, anche una grande bottiglia se non perfettamente conservata, può rovinarsi, perché andrebbe tenuta in orizzontale, non esposta alla luce e a sbalzi di temperatura. Nel dubbio, quaindi, conservate qualche anno solo i vini riserva e di grande struttura, mai i bianchi o gli spumanti.
  3. Acquistare, regalare e degustare sempre il vino che ci piace perché, a prescindere dai consigli dall’esperto di turno, dell’amico o dei giornali, ricordiamoci che “mangiamo e beviamo quello che siamo” ma soprattutto ognuno di noi ha il suo personale gusto.

martedì 11 dicembre 2012

Enoturismo da record in Italia


Il turismo enogastronomico in Italia? Dai 3 ai 5 miliardi di euro di giro d'affari nel 2010, grazie a 4-5 milioni di turisti enogastronomici tra stabili ed occasionali che hanno scelto il Belpaese per viaggi wine & food, facendo registrare importanti cambiamenti di tendenza: nella scelta delle mete non si va più dietro alle mode, ma a caccia di curiosità ed esperienze innovative, grazie alla crescente familiarità nell'usare quotidianamente il web, dove si coltivano interessi sempre più personali e ristretti, che si traducono nell'individuazione di luoghi ben precisi, capaci di soddisfare più passioni in una solo volta: la gastronomia batte il vino come motivazione di viaggio e si intreccia con l'arte, l'ambiente, lo sport ed il wellness.

A dirlo è il Rapporto annuale n. 9 "Osservatorio sul turismo del vino in Italia. I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, promosso dalle Città del vino e realizzato dal Censis servizi, presentato oggi alla Fondazione Censis a Roma.

Secondo il Rapporto, in linea con gli ultimi anni, le vacanze sono sempre più brevi (solo un giorno nel 56% dei casi) e dislocate lungo tutto l'anno, ma gli eno-appassionati spendono di più: in media un turista del vino spende 193 euro al giorno, ne spendeva 149 nel 2003 (+18% al netto dell'inflazione).

Il 56% degli eno-turisti ha svolto nel 2010 un viaggio di un solo giorno, il 26% almeno un weekend, il 15% una vacanza superiore ai 4 giorni. Ma, in media, ogni turista enogastronomico ha vissuto almeno due esperienze di viaggio indipendentemente dalla durata.

La spesa media pro-capite giornaliera del viaggio è di 193 euro (+18% al netto dell'inflazione sul 2003 quando erano 149), destinati per il 32,6% al pernottamento, per il 20,7% alla ristorazione, per il 20,2% all'acquisto di prodotti tipici alimentari, il 17,1% per l'acquisto di vino, il 4,1% per prodotti di artigianato locale ed il restante 5,2% per servizi vari.

Alle destinazioni classiche dotate di un brand territoriale forte (dalle Langhe alla Franciacorta al Chianti Classico) se ne aggiungono delle nuove: da un lato i luoghi dove si organizzano eventi di grande richiamo - mostre d'arte, concerti, festival culturali, stagioni operistiche - in prossimità di territori ad alta vocazione enogastronomica (Alba e le Langhe, Verona e la Valpolicella, Firenze e Siena ed il Chianti Classico); dall'altro sempre di più le città d'arte puntano anche sull'offerta enogastronomica dei territori circostanti (Venezia-Conegliano -Valdobbiadene; Pienza-Montalcino-Montepulciano.

E nella scelta delle destinazioni incidono sempre più fattori come la prossimità (l'Oltrepo Pavese per chi abita a Milano), la specializzazione di un territorio (il tartufo nelle Langhe), la ricerca di zone ampie ma dalla forte identità enogastronomica (dalla Romagna alla Maremma alle Cinque Terre). E, soprattutto, la presenza di servizi non più solo come strutture (cantine, ricettività, ristorazione) ma anche secondo gamma, qualità e identità, di cui sono esempio territori come il Trentino, il Collio ed il Salento.